La norma che prevede una modifica del rendimento della quota contributiva anche per la Cassa pensione sanitari spinge i medici ad andare in pensione subito. Un vero autogol, in questo momento di difficoltà della disponibilità di personale medico del sistema sanitario, da parte di chi dirige il Paese. Meno male che la norma non coinvolge i medici di famiglia che hanno un ente pensionistico autonomo, altrimenti l’assistenza di base verrebbe ancor più messa in ginocchio.
Non è stimabile quanti medici nella nostra provincia si trovino in questa situazione. Certamente la paventata manovra ha già prodotto frutti avvelenati. Il primo è quello di indurre chi può ad andarsene. Anche se ciò non fosse stato nei suoi programmi o se desidererebbe continuare a lavorare e, anzi, vorrebbero prolungare la durata del suo rapporto di lavoro, si vedrà costretto a compiere questa scelta. Di sicuro recriminando contro questo modo di procedere cinico e irrispettoso dei suoi diritti. Il secondo è che se ciò accadrà, qualunque sia l’entità del fenomeno, aggraverà la situazione delle disponibilità di personale del sistema pubblico con ricadute negative su coloro che restano al lavoro.
In terzo luogo, tutti avranno la sensazione palpabile dell’incertezza che sovrasta anche i diritti acquisiti, una condizione che genera malumore e insicurezza con riflessi negativi sull’ambiente di lavoro e sulle relazioni con la dirigenza aziendale e istituzionale.
Anche se un provvidenziale emendamento dovesse rivedere l’attuale testo della legge, il danno è già stato fatto e le sue conseguenze negative lasceranno tracce nel tessuto sempre più logoro e lacerato dell’assistenza sanitaria anche nel prossimo futuro.
Carlo Manfredi
Presidente OMCeO Massa Carrara
Allegato:
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Intervento di Michele Poerio, segretario generale Confedir e presidente nazionale Federspev
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